lunedì 22 febbraio 2010

migranti 5.

Università di Gherro. Facoltà di antropologia. Restauro di pellicola cinematografica del 2057, rinvenuta nei magazzini degli studi Mondial di Legaend.

“Salgono sulla barca mentre comincia ad albeggiare. In fila sulla banchina, fradici, sotto la pioggia. Un bambino, occhi spauriti, si guarda intorno, come se cercasse qualche volto conosciuto. Tira la mano di sua madre e le bisbiglia all’orecchio.
- Non c’è nessuno di quelli che hanno viaggiato con noi attraverso il deserto?
- No, non c’è nessuno, Said.
- Siamo comunque tanti mamma. Ho paura. Sono quelle enormi corde che tengono a galla la barca?
- No Said, servono solo a tener ferma la barca. Così possiamo salirci sopra.
- C’è qualcuno che tira in fondo alle corde?
- No di certo, sciocco. C’è un una specie di uncino di ferro che si chiama ancora.
- Serve per pescare pesci?
- Non esistono pesci così grossi, non in questo mare.

Il bambino la guarda perplesso, per nulla convinto dalle sue spiegazioni.
Salgono e riempiono ogni spazio, come sabbia dentro una bottiglia.
Il motore si avvia e lo scafo comincia a vibrare. L’uomo alla guida fa un cenno al marinaio a terra. Lentamente la barca si allontana dal molo dirigendosi verso l’imboccatura del porto. I raggi del sole bucano le nubi e strisciano sull’acqua catturando i loro sguardi. Come chicchi di girasole si voltano verso la luce.

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