sabato 10 aprile 2010

Viaggio

Aggrappato ad una valigia ascolto i miei passi attraversare incerti la notte, sotto le stelle curiose di Marzo che se la ridono: di un caffè, dei titoli di un giornale, di un treno che dorme nel ventre di una stazione, di un viaggiatore che ad ogni passo cambia colore, forma, aspetto, sostanza. Che abbandona quello che era e ignora ciò che sarà.

migranti 6.

La stanza è troppo bianca, verniciata di fresco. Da quando si è svegliata non parla e non mangia. Le pareti vuote la proteggono da tutto e tutti. Sente i capelli di lui sotto le mani e lo accarezza mentre i pesci strusciano le squame sulle sue gambe. Non c’è rumore, solo scie che guizzano sul suo corpo. Non prova dolore. Sa che non ne proverà più, almeno finché starà chiusa la dentro con i suoi capelli che si attorcigliano alle sue dita. Ma i pesci sono troppo grossi per non farle paura. Said aveva ragione.
Guarda la cannula della flebo sparire nel suo braccio, come se stessero cercando di pescare qualcosa dentro di lei, dentro al suo nulla. E allo stesso tempo le pompassero dentro i ricordi. Ha cominciato a ricordare i capelli e con essi è arrivato il suo volto.
- C’è qualcuno che tira in fondo alle corde?
Chiude gli occhi e vede la costa allontanarsi lentamente mentre le onde divengono appena più alte. Sente le sue spalle magre tremare mentre lo cinge fra le sue braccia.
- Non aver paura Said. Ci aspetta una nuova vita…..
- Ma i pesci, sei sicura che non ci siano pesci così grandi?
- Te l'ho già detto, stai tranquillo. Noi vedremo posti meravigliosi.













Rain Room al Barbican, Londra