La città prima dell'alba non respira. Ascolta i sogni dei suoi abitanti. Anche l'Arno rallenta mentre passa sotto Ponte Vecchio. Tiene a freno il desiderio di raggiungere il mare e gli uomini. La fine è l'inizio. I sogni notturni restituiscono verità. Siamo muri, case, piazze. Siamo spalmati nel cemento. Strisciati sui pavimenti. Siamo strade e nomi sui campanelli. Fango e puzzo di piscio. Siamo la pioggia che lava le finestre unte. Le lacrime calde e quelle fredde. Siamo palloni e ringhiere. Ruggine nelle parole. Vernice. Pacchetti di sigarette spiaccicati e gomme appiccicate sotto le sedie dei cinema. Giardini pieni di carte e merde di cane. Siamo chiese e occhi. E sottane dove tornare o nascondersi. Siamo croste sui ginocchi secchi. Banchi scheggiati in aule lucide di disinfettante. Scarabocchi osceni scavati con il coltello. Bar pieni di scarpe. Urli che inseguono un pallone, le mani e gli sguardi che ci hanno tenuto al caldo. La fatica di andare avanti che ammazza i treni nella stazione.Siamo vetri appannati sulla nostra faccia. Sorrisi stretti ai funerali e sorrisi larghi alle nascite. Chioschi di bibite ghiacce dentro l'estate e fiori che appassiscono nelle aiuole piene di sogni. Siamo vento in faccia e braccia che ci stringono e l'invidia degli sguardi dei turisti sotto il Campanile. Siamo pezzi delle nostre madri, assemblati di sangue ed ossa e nessuno sa come funzioniamo.Siamo la città. La città è noi.
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