giovedì 25 ottobre 2012

La città

La città prima dell'alba non respira. Ascolta i sogni dei suoi abitanti. Anche l'Arno rallenta mentre passa sotto Ponte Vecchio. Tiene a freno il desiderio di raggiungere il mare e gli uomini. La fine è l'inizio. I sogni notturni restituiscono verità. Siamo muri, case, piazze. Siamo spalmati nel cemento. Strisciati sui pavimenti. Siamo strade e nomi sui campanelli. Fango e puzzo di piscio. Siamo la pioggia che lava le finestre unte. Le lacrime calde e quelle fredde. Siamo palloni e ringhiere. Ruggine nelle parole. Vernice. Pacchetti di sigarette spiaccicati e gomme appiccicate sotto le sedie dei cinema. Giardini pieni di carte e merde di cane. Siamo chiese e occhi. E sottane dove tornare o nascondersi. Siamo croste sui ginocchi secchi. Banchi scheggiati in aule lucide di disinfettante. Scarabocchi osceni scavati con il coltello. Bar pieni di scarpe. Urli che inseguono un pallone, le mani e gli sguardi che ci hanno tenuto al caldo. La fatica di andare avanti che ammazza i treni nella stazione.Siamo vetri appannati sulla nostra faccia. Sorrisi stretti ai funerali e sorrisi larghi alle nascite. Chioschi di bibite ghiacce dentro l'estate e fiori che appassiscono nelle aiuole piene di sogni. Siamo vento in faccia e braccia che ci stringono e l'invidia degli sguardi dei turisti sotto il Campanile. Siamo pezzi delle nostre madri, assemblati di sangue ed ossa e nessuno sa come funzioniamo.Siamo la città. La città è noi.

martedì 10 luglio 2012

Le borse del Madagascar

Le borse del Madagascar. Appese così in alto sembrano ancora più colorate. Il padre procede spedito, un albero di Natale piantato nella sabbia. Dietro il figlio, forse anche più alto, come mi sembra naturale. Lui non ha la tunica elegante del padre. Lui ha la maglia di Pirlo. Quella di quando era al Milan. Le borse del Madagascar non ci stanno benissimo ma lui non ci fa caso. Mi sta passando accanto adesso.Ho già scosso la testa all'occhiata interrogativa del padre e lui non mi degna di uno sguardo. Mi piacerebbe domandargli come si chiama, ma non ci riesco. Vedo le borse danzare tra gli ombrelloni mentre si allontanano. Mi ritrovo a pensare che ci definiamo solo attraverso quello cui riusciamo a rinunciare. Solo quello diventa per sempre.



martedì 7 febbraio 2012

Tempo



sara' tutta questa neve che rallenta lo sguardo?

saranno questi piedi che cercano la via?

sara' il vento che strappa le ombre dagli alberi?

saranno i ricordi che si confondono nei tuoi occhi?

saranno i sogni che scappano dalle mie mani?